giovedì 19 settembre 2024

Il rapporto Draghi: il futuro della competitività europa.


Mario Draghi ha redatto  uno studio-rapporto sulla competitività europea, al fine di attrezzare l’Unione di fronte alle nuove sfide economiche, sociali e politiche. È strutturato intorno a cinque punti chiave.

  1. Colmare il divario di innovazione;
  2. Combinare decarbonizzazione e competitività;
  3. Rafforzare la sicurezza e ridurre la dipendenza;
  4. Finanziamento degli investimenti;
  5. Rafforzare la governance.

Il Rapporto delinea subito, con rapide pennellate, il quadro della situazione.

L’Europa ha un problema di rallentamento della crescita dall’inizio di questo secolo. Si è aperto un ampio divario nel PIL tra l’UE e gli Stati Uniti. La produttività in Europa si è ridotta. Dal 2000 il reddito disponibile reale, su base pro-capite, è cresciuto quasi il doppio negli USA rispetto all’UE. L’era della rapida crescita del commercio mondiale sembra passata, le aziende dell’UE si trovano ad affrontare sia una maggiore concorrenza sia un minore accesso ai mercati esteri.

Per la prima volta la crescita europea non sarà sostenuta dall’aumento della popolazione. Entro il 2040, si prevede che la forza lavoro si ridurrà di quasi 2 milioni di lavoratori all’anno. Dovremo fare maggiore affidamento sulla produttività per guidare la crescita.

Per garantire la crescita, la decarbonizzazione e la sicurezza occorrono investimenti fino a circa 800 miliardi per anno. L’alternativa – drammatica – è dover scegliere tra una di queste opzioni: esser leader nelle nuove tecnologie oppure un faro della responsabilità climatica oppure un attore indipendente sulla scena mondiale. E non saremo in grado di finanziare il nostro modello sociale.

L’unico modo per affrontare questa sfida è crescere e diventare più produttivi, preservando i nostri valori di equità e inclusione sociale.

All’Europa manca la concentrazione. Definiamo obiettivi comuni, ma non li sosteniamo indicando priorità chiare o dando seguito ad azioni politiche congiunte. Il nostro Mercato Unico è frammentato, con oneri normativi alle aziende. Senza un mercato dei capitali che finanzi gli investimenti, gli europei perdono l’opportunità di diventare più ricchi.

L’Europa sta sprecando le sue risorse comuni. Abbiamo una grande capacità di spesa collettiva, ma la diluiamo in molteplici strumenti nazionali e comunitari. Non favoriamo le aziende europee competitive nel settore della difesa.

L’Europa non si coordina dove è importante. Le strategie industriali oggi combinano molteplici politiche (fiscali, commerciali ed economiche estere) per garantire le catene di approvvigionamento. Collegarle richiede un alto grado di coordinamento tra sforzi nazionali e comunitari. Le decisioni vengono prese questione per questione, con molteplici veti lungo il percorso. Il risultato è un processo legislativo con un tempo medio di 19 mesi per approvare nuove leggi, dalla proposta della Commissione alla firma dell’atto adottato, senza contare la fase attuativa negli Stati membri.

Le proposte non sono delle aspirazioni: la maggior parte di esse sono pensate per essere attuate rapidamente. In molte aree, l’UE può ottenere molto compiendo un gran numero di passi più piccoli, ma in modo coordinato. In altre aree, è necessario un piccolo numero di passi più grandi – delegando a livello europeo compiti che possono essere svolti solo lì. Anche con un mercato europeo dei capitali, il settore privato avrà bisogno, per gli investimenti, del sostegno del settore pubblico. Inoltre, quanto più l’UE è disposta a riformarsi per generare un aumento della produttività, tanto più aumenterà lo spazio fiscale e sarà più facile per il settore pubblico fornire questo sostegno. In realtà, procrastinare ha prodotto solo una crescita più lenta, e di certo non ha ottenuto più consenso. Siamo arrivati al punto in cui, senza un’azione, dovremo compromettere il nostro benessere, il nostro ambiente o la nostra libertà. 

È finita la fase della crescita ininterrotta del commercio mondiale che la globalizzazione garantiva. È finita la fase del gas naturale a buon mercato (dipendenza russa). È finita sicurezza politica, militare ed economica che un tempo l’egemonia americana garantiva.

La competitività non si identifica con la difesa dei “campioni nazionali” che possono soffocare la concorrenza e l’innovazione, o con l’uso della repressione salariale per abbassare i costi relativi. La competitività oggi è meno legata al costo relativo del lavoro e più all’innovazione.

Verso una risposta europea

L’Europa ha bisogno di un piano comune per la decarbonizzazione e la competitività. Questo piano dovrà garantire che all’ambiziosa domanda di decarbonizzazione corrisponda una leadership sulle tecnologie che la forniranno.  l’Europa deve aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze. l’UE dovrà sviluppare una vera e propria “politica economica estera” che coordini accordi commerciali preferenziali e investimenti diretti con i Paesi ricchi di risorse, costituzione di scorte in aree critiche selezionate e creazione di partenariati industriali per garantire la catena di approvvigionamento delle tecnologie chiave.

Per far ciò occorrono:

a) piena attuazione del Mercato unico;

b) politiche industriali, commerciali e di concorrenza, che si intersecano profondamente e devono essere allineate come parte di una strategia globale;

c) finanziamento delle principali aree di intervento;

d) riformare la governance dell’UE, aumentando il coordinamento e riducendo gli oneri normativi.

L’inclusione sociale

Lo Stato sociale europeo sarà quindi fondamentale per fornire servizi pubblici solidi, protezione sociale, alloggi, trasporti e assistenza all’infanzia durante questa transizione. L’UE deve garantire che un maggior numero di città e regioni possa partecipare ai settori che guideranno la crescita futura, basandosi su iniziative esistenti come Innovation Valleys Net, Zero Acceleration Valleys e Hydrogen Valleys.

In particolare, le politiche di coesione dovranno essere riorientate su settori quali l’istruzione, i trasporti, gli alloggi, la connettività digitale e la pianificazione, che possono aumentare l’attrattiva di una serie di città e regioni diverse.  Una parte fondamentale di questo processo sarà l’emancipazione delle persone.

1) Colmare il divario d’innovazione.

L’Europa ha bisogno di una crescita più rapida della produttività per mantenere tassi di crescita sostenibili a fronte di una situazione demografica sfavorevole. Il fattore chiave dell’aumento del divario è stata la tecnologia digitale, attualmente l’Europa sembra destinata a rimanere ancora più indietro. L’integrazione dell’IA “verticale” nell’industria europea sarà un fattore critico per sbloccare una maggiore produttività.

Principali ostacoli all’innovazione in Europa

Alla radice della posizione debole dell’Europa nella tecnologia digitale c’è una struttura industriale statica che produce un circolo vizioso di scarsi investimenti e scarsa innovazione. Non ci sono abbastanza istituzioni accademiche che raggiungono i massimi livelli di eccellenza e il percorso dall’innovazione alla commercializzazione è debole.

Un programma per affrontare il deficit di innovazione

a) Affrontare le debolezze dei programmi comuni di ricerca e innovazione;

b) Migliore coordinamento della ricerca e innovazione pubblica tra gli Stati membri;

c) Istituire e consolidare le istituzioni accademiche europee in prima linea nella ricerca globale;

d) Rendere più semplice per gli “inventori diventare investitori” e facilitare l’espansione delle iniziative di successo;

e) Promuovere un contesto finanziario migliore per l’innovazione dirompente, le start-up e le scale-up;

f) Ridurre i costi di diffusione dell’IA aumentando la capacità computazionale e mettendo a disposizione la sua rete di computer ad alte prestazioni;

g) Promuovere il coordinamento intersettoriale e la condivisione dei dati per accelerare l’integrazione dell’IA nell’industria europea.

Un piano congiunto di decarbonizzazione e competitività.

L’Europa deve confrontarsi con alcune scelte fondamentali su come perseguire il suo percorso di decarbonizzazione, preservando al tempo stesso la posizione competitiva della sua industria.  Tuttavia, è improbabile che un approccio laissez-faire abbia successo in Europa data la minaccia che potrebbe rappresentare per l’occupazione, la produttività e la sicurezza economica.  Sebbene l’Europa sia leader mondiale nell’innovazione delle tecnologie pulite, sta sprecando i vantaggi ottenuti nella fase iniziale a causa delle debolezze del suo ecosistema di innovazione.

Aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze

L’Europa è vulnerabile sia alla coercizione sia alla frammentazione geo-economica. Il deterioramento delle relazioni geopolitiche crea anche nuove esigenze di spesa per la difesa e la sua industria. Diventare più indipendenti crea un “costo assicurativo” per l’Europa, ma questi costi possono essere mitigati dalla cooperazione.

L’Europa soffre di divari di competenze in tutta l’economia, rafforzati da una forza lavoro in calo. Poichè l’istruzione e la formazione sono di competenza nazionale, gli investimenti dell’UE hanno prodotto risultati relativamente scarsi. L’UE dovrebbe rivedere il proprio approccio alle competenze, rendendolo più strategico, orientato al futuro e focalizzato sulle carenze emergenti di competenze.

L'industria europea della difesa è frammentata, il che ne limita le dimensioni e ostacola l'efficacia operativa sul campo; soffre anche di una mancanza di attenzione allo sviluppo tecnologico. Sia per l’industria della difesa che per quella spaziale, l’insufficiente aggregazione e coordinamento della spesa pubblica aggrava la frammentazione industriale. In assenza di una spesa comune europea, le azioni politiche per il settore della difesa devono concentrarsi sull’aggregazione della domanda e sull’integrazione delle risorse industriali di difesa. Occorre rafforzare la cooperazione e la condivisione delle risorse per la ricerca e lo sviluppo nel settore della difesa a livello dell’UE.

Il fabbisogno finanziario necessario affinché l’UE raggiunga i suoi obiettivi è enorme. L’UE può soddisfare queste esigenze di investimento senza sovraccaricare le risorse dell’economia europea, ma il settore privato avrà bisogno del sostegno pubblico per finanziare il piano. Allo stesso tempo, il sostegno dell’UE agli investimenti sia pubblici che privati è limitato dalle dimensioni del bilancio dell’UE, dalla sua mancanza di concentrazione e da un atteggiamento troppo conservatore nei confronti del rischio. Per sbloccare il capitale privato, l’UE deve costruire un’autentica Unione dei mercati dei capitali (CMU).

Per aumentare la capacità di finanziamento del settore bancario, l’UE dovrebbe mirare a rilanciare la cartolarizzazione e completare l’Unione bancaria.

Il bilancio dell’UE dovrebbe essere riformato per aumentarne la focalizzazione e l’efficienza, oltre ad essere meglio sfruttato per sostenere gli investimenti privati.

Rafforzare la governance.

Il rapporto raccomanda di istituire un nuovo “quadro di coordinamento della competitività” per promuovere il coordinamento a livello dell’UE nei settori prioritari, sostituendo altri strumenti di coordinamento sovrapposti. Il consolidamento dei vari meccanismi di coordinamento dell’UE dovrebbe essere accompagnato dal consolidamento delle sue priorità strategiche in termini di risorse di bilancio, con obiettivi, governance e finanziamenti ben definiti.

Le votazioni del Consiglio (dei Ministri) soggette a voto a maggioranza qualificata (MQ) dovrebbero essere estese a più settori, ad es. utilizzando la clausola passerelle” (con la quale il Consiglio europeo autorizza il Consiglio a votare a votare a maggioranza qualificata) oppure ricorrendo al sistema delle cooperazioni rafforzate.

La scienza secondo Karl Popper



Uno dei giganti del pensiero liberale è Sir Karl Raimund Popper (1902-1994), ed il 17 settembre 2024 il Corriere della Sera ha pubblicato la sua opera Scienza e Filosofia (una raccolta di cinque saggi), di cui consigliamo calorosamente la lettura.

L'Europa di Draghi è possibile?

Care/i amiche/i,

si può vedere in: L'Europa di Draghi è possibile? quello che mi pare il miglior dibattito sull'Europa cui abbia mai partecipato o che abbia visto in un media italiano diverso da Euractiv. 

Se fosse stata pensata come un'azione di comunicazione del MFE i contenuti non sarebbero stati molto diversi. Si è parlato della necessità di un governo federale, di completare la federalizzazione dell'UE, di avviare la riforma dei Trattati, magari affidando a Draghi la guida della Convenzione. Anche d'altro, ma la sostanza era molto federalista. Mi pare un segnale indicativo dell'impatto che può avere il Rapporto Draghi.

Luciano Fabris

Stand Up for Nuclear - Sesta Edizione

 


Sabato 14 dalle 9 alle 19 in Cso Palladio, tornano per la terza volta a Vicenza, e per la prima volta domenica 15 stessa ora in P.zza Garibaldi a Bassano.


Quella di Sabato è la prima data della sesta edizione dello Stand Up for Nuclear, una manifestazione internazionale nata per promuovere presso l’opinione pubblica i benefici delle tecnologie nucleari in tutti i suoi impieghi civili, in ambito energetico, medico-diagnostico, alimentare, industriale e nella ricerca scientifica.


L’iniziativa è promossa a livello mondiale da una rete di associazioni e organizzazioni no-profit indipendenti, che nel corso degli anni è arrivata a mobilitare cittadini e rappresentanti della società civile nelle piazze di 32 nazioni. In Italia la manifestazione è organizzata dal Comitato Nucleare e Ragione, un’associazione culturale senza fini di lucro,  che si occupa di divulgazione scientifica in campo energetico, con l’obiettivo di promuovere il raggiungimento di un’equilibrata strategia di approvvigionamento energetico della quale i cittadini siano resi partecipi e consapevoli. 


La ridotta sicurezza degli approvvigionamenti energetici, esacerbata dall’invasione russa dell’Ucraina nel 2022,  nonché l’urgenza di decarbonizzare i consumi per fare fronte alla crisi climatica, stanno portando a un rinnovato interesse per il nucleare a livello globale.

L’energia nucleare rappresenta la quarta fonte di produzione elettrica mondiale, ed è una delle tecnologie più sicure e pulite, con tassi di emissione di CO2 paragonabili a quelli delle fonti rinnovabili, una ridotta occupazione di suolo e consumo di risorse, e una consolidata filiera di gestione dei rifiuti e del ciclo di vita degli impianti. Per queste caratteristiche, confermate dalla letteratura scientifica e dai report di numerosi organismi internazionali  (JRC, IEA, UNECE, IPCC, IAEA) il nucleare può rivestire un ruolo cruciale nella transizione energetica.Tuttavia l’opinione pubblica, vittima di decenni di narrazione distorta e della strumentalizzazione del clamore seguito agli incidenti di Chernobyl e Fukushima, continua a nutrire un giudizio per lo più negativo nei confronti delle tecnologie nucleari. La manifestazione Stand Up for Nuclear si pone l’obiettivo di sfatare miti e pregiudizi e di fornire informazioni equilibrate e oggettive,affinché la popolazione possa costruirsi un’opinione più matura e consapevole sul tema, scevra dai condizionamenti ideologici.


Lo Stand Up for Nuclear si svolgerà nelle seguenti date e città:

14/9/2024: Massa, Vicenza

15/9/2024: Bassano del Grappa

21/9/2024: Treviso, Verona

22/9/2024: Castelfranco Veneto, Verona 

27/9/2024: Pavia

28/9/2024: Genova, Milano

29/9/2024: Milano, Pisa, Udine

5/10/2024: Gorizia, Imperia, Monza, Perugia, Pisa, Roma

6/10/2024: Arezzo, Como, Foligno, Roma, Torino

12/10/2024: Acireale, Brescia, Lecco, Napoli, Padova

13/10/2024: Bologna, Lecco

19/10/2024: Catania, Lodi, Trieste

26/10/2024: Grosseto, Schio

27/10/2024: Schio, Trento

Organizzatore provinciale Davide Sguazzardo 3479709813

Vedi qui: Sesta edizione di Stand Up For Nuclear, la terza per Vicenza e la prima a Bassano

My Voice, My Choice - 1 milione di firme per un aborto sicuro e accessibile in Europa


My Voice, My Choice è un movimento di amiche, attivisti e attiviste e organizzazioni che hanno unito le forze per rendere l'Europa un posto migliore per tutte le persone. Immaginiamo un'Europa che protegga l'uguaglianza e chieda giustizia e rispetto per i diritti fondamentali, tra cui quelli legati alla riproduzione.

In tutta Europa, più di 20 milioni di donne non hanno accesso all'aborto.

È inaccettabile che ancora oggi in Polonia le donne muoiano per questo motivo. Che le donne soffrano finanziariamente perché l'aborto non è gratuito. Che le donne in Italia e altri paesi siano costrette a percorrere lunghe distanze o a cercare alternative non sicure a causa della mancanza di fornitori di servizi.

Insieme possiamo cambiare questa situazione.

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domenica 8 settembre 2024

Firma ora il Referendum Cittadinanza

Firma ora il #ReferendumCittadinanza per garantire a tutte le figlie e a tutti i figli d’Italia le stesse opportunità.

Grazie a questo referendum, l’Italia si allinea alle norme sulla cittadinanza dei grandi Paesi europei: dopo 5 anni di permanenza legale in Italia, si potrà richiedere la cittadinanza italiana e trasmetterla alle proprie figlie e ai propri figli minorenni.

Per troppi anni, il Parlamento è rimasto immobile di fronte alle richieste di molte persone nate e/o cresciute in Italia, che vivono, studiano e lavorano contribuendo al presente e futuro del nostro Paese, ma che non sono ancora riconosciute per quello che sono: italiani e italiane a tutti gli effetti.

Con il referendum diamo la parola a cittadini e cittadine per dimostrare che nel garantire tutele e opportunità non si toglie nulla a nessuno, ma si aiuta l’intero Paese a crescere. 

Siamo figlie e figli d’Italia, di un’Italia più giusta.

FIRMA ORA ONLINE su www.referendumcittadinanza.it



venerdì 23 agosto 2024

Ricordando il Divorzio

Da Il Faro Online

Cinquant'anni anni fa il popolo italiano conferma di voler mantenere la legge che istituisce il divorzio. Il Paese con un storico NO, Manifesta la sua voglia impellente di libertà e di liberazione, di rinnovamento. Quel referendum non lo voleva nessuno, radicali a parte. I comunisti d'intesa con la DC fino all' ultimo cercano di aggirare il referendum un mese prima del voto. Lo si deve a Marco Pannella e Mauro Mellini: il primo non ha bisogno di presentazioni, da sempre leader del Partito Radicale, cervello e anima; Mellini, avvocato di valore, anche lui radicale, tra i fondatori della Lega per l' istituzione del Divorzio (LID): organismo che coinvolge migliaia di cittadini che si mobilitano nelle piazze per quella legge di civiltà.

Il fatto che i "corpi intermedi"  di allora, pur se presenti e ramificati, non capiscono che l' Italia si è evoluta, trasformata. Eppure qualche segno lo si può cogliere. Ricordate quando il campione di ciclismo si innamora della famosa "dama bianca"? Il marito di lei denuncia la consorte per abbandono del tetto coniugale. Irruzione notturna della polizia nella casa del campione: il letto matrimoniale viene testato, risulta caldo da entrambe le parti, è la prova dell' aldulterio. Naturalmente solo la donna viene arrestata.  Quella è l' Italia ufficiale, quella di un Oscar Luigi Scalfaro che molla un ceffone a una donna in un ristorante, colpevole di mettere in mostra il suo decolte'. Il discorso vale anche  per i promotori dell'abrogazione. Fanfani sicuro ed arrogante giunge ad ammonire, in un commizio, che, se la legge sul divorzio rimane le mogli il giorno dopo fuggiranno con le loro donne di servizio.

I NO all' abrogazione sono una valanga. Avevano capito Pannella e i radicali, avevano captato Sciascia e Pier Paolo Pasolini e pochi altri. Gli altri no: per limiti,lacune, interesse, non comprendono la maturazione del Paese. È  questa la lezione da trarre dai fatti di cinquant'anni fa . I partiti tradizionali non vogliono capire. Comincia ugualmente una grande stagione di conquiste civili e sociali.

Quegli anni non sono solo gli anni di "piombo"; sono gli anni della depenalizzazione dell' aborto, della pillola e della liberazione sessuale, dello statuto dei lavoratori, della riforma sanitaria, del voto ai diciottenni e del diritto di famiglia, dell' obiezione di coscienza e dell' abolizione degli infami regolamento manicomiale, la possibilità del sindacato di polizia: cose oggi normali, che costano però denunce, arresti , processi. Quasi sempre DC e PCI col freno a mano. In nome dei corposi interessi da tutelare, postazioni di potere da conservare, compromessi di nessuna storia da perseguire. Mi è sembrato giusto ricordare e celebrare quello storico NO, quella straordinaria battaglia di libertà e di liberazione.

Luciano Fabris

mercoledì 31 luglio 2024

domenica 21 luglio 2024

Emma Bonino presidente di +Europa

Emma Bonino è stata acclamata presidente di +Europa al termine del voto dell’assemblea nazionale che si è svolta a Roma nel weekend.  
L’assemblea ha inoltre approvato la mozione generale a prima firma Riccardo Magi, Benedetto Della Vedova e Carla Taibi che dà mandato al segretario Magi di “proseguire, fuori e dentro il Parlamento, l’attività di opposizione intransigente al Governo Meloni, facilitando il coordinamento delle forze di opposizione per contrastare le peggiori politiche della maggioranza, il giustizialismo che aggrava le condizioni carcerarie e la salute dello Stato di Diritto in Italia, la logica corporativa che soffoca la crescita, la concorrenza e l’innovazione, contro ogni forma di Stato etico che giudica e punisce le vite delle persone, contro una gestione dell’immigrazione disumana che calpesta la dignità delle persone, contro il cosiddetto premierato e l’autonomia differenziata. La mozione inoltre chiede al segretario di verificare i punti di convergenza con le forze liberali, democratiche, progressiste ed europeiste, per promuovere iniziative politiche condivise che segnino una possibile alternativa all’attuale maggioranza al Governo. Infine, la mozione dà mandato a Magi di verificare rapidamente la praticabilità di iniziative referendarie che possano aggregare e mobilitare altre forze politiche e associative sui temi delle libertà individuali, dei diritti civili, della cittadinanza, dell’immigrazione e dell’antiproibizionismo.

Per iscriverti a +Europa clicca qui.

venerdì 12 luglio 2024

Perseverare diabolicum

Mi sto preparando per la prima Assemblea nazionale post elezioni, del 20 luglio, dove andrò in presenza per chiedere impegno segretario Congresso 2025 gia a gennaio, con regole fissate già a settembre per un congresso aperto.

Prima dell'Assemblea dove avremo 5 minuti a testa ( nessuna cosa importante può essere spiegata in 5 minuti) Benedetto Emma e Riccardo fanno uscire articoli con la loro strategia per +Europa, che per tutti e 3 è in sintesi un posizionamento pre elezioni già nel csx pur nella diversità su politica estera, e mercato. C'è un rifiuto a priori di unire una proposta terza rispetto destra e sinistra, perché vedono nella destra il pericolo maggiore sul quale far una coalizione di "resistenza" (qui un post di Emma Bonino e in foto articoli di Magi e Della Vedova).

Emma e Benedetto ripetono quanto fatto ad agosto 2022, quando prima e durante la direzione, uscivano con interviste prendendo posizione per tutti, invece di:
1) stare assieme;
2) un accordo sugli uninominali.
Hanno permesso:
1) un terzo polo che ci ha fatto concorrenza in casa;
2) conseguenza di questa concorrenza e di un testa di .... a guidare loro, è stato un disastro sugli uninominali.

Comunque 2022 è andato. Oggi *pragmatismo* è semplificare la scelta al nostro elettorato, e attirare parte degli astenuti. Dobbiamo far fare a tutti i leader un passo indietro (Calenda, Renzi, Bonino con Benedetto e Riccardo che Emma hanno tirato per la giacca), e dalla panchina lasciar il passo perché emergano e arrivino altri meno legati a queste figura incapaci di unire Alde e nemmeno Renew Europe.

È sbagliato paragonare la situazione francese alla nostra, perchè li ci sono i due turni. Macron è andato terzo al primo turno, e fa accordi di desistenza solo dopo.

Non siamo nemmeno nella condizione del Regno Unito, dove tutto si decide con first past the post e costringerebbe anche un Calenda a far patti di desistenza.
Da noi 1/3 degli eletti sono uninominali e 2/3 proporzionali (grazie a questi 2/3 il terzo polo ha preso 32 parlamentari).

Non esiste che riusciamo a recuperare astenuti e soprattutto a farci un nostro elettorato, se ripetiamo gli errori del 2022 (diventare avversari di chi si è fatto terzo agli occhi dell' elettore) e del 2024 (progetti meravigliosi ma fatti partire con simbolo nuovo e candidati, in solo 2 mesi dal voto).

Nel 2022 abbiamo perso seggio uninominale a Roma perché abbiamo permesso la concorrenza in casa e perché avevamo un testa di ..... a guidare quella concorrenza; la soluzione è finirla di dividere elettorato e cambiare queste leadership che l'hanno diviso.

Nel 2024 abbiamo perso voti, perché abbiamo sognato bastassero 2 mesi per portare nostro elettorato su un nuovo simbolo, e far crescere un elettorato europeista federalista sul progetto. I simboli vivono di rendita in un elettorato pigro, che a mala pena va a votare, per far diventare riconoscibile un simbolo nuovo, serve tempo. Abbiamo perso anche perché ancora non abbiamo cambiato i leader dell'area rimasta divisa a farsi concorrenza.

Naturalmente mi aspetto vostre considerazioni da portare in Assemblea.

Convocato il 4 Congresso di Più Europa

L’assemblea Nazionale di +Europa ha dato il via libera alla convocazione del quarto congresso del partito. La fase congressuale per il rinno...