domenica 21 aprile 2024

Parità di genere

Focalizziamoci sulla PARITA’ DI GENERE.


L’Italia non ha raggiunto l’obiettivo sulla parità di genere e rischia di rallentare l’Europa. Secondo il rapporto dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) i progressi negli ultimi sette anni verso il conseguimento della parità di genere sono stati limitati nell’obiettivo di raggiungerli nel 2030.

Un complessivo miglioramento, in uno sguardo superficiale, c’è stato, grazie all’aumento della speranza di vita per le donne e della quota d’occupazione, alla riduzione del part time involontario, a un numero più alto di laureate in materia tecnico-scientifiche e alla crescente presenza femminile in ruoli apicali, inclusi i consigli di amministrazione. 

Ci sono ancora una serie di penalità nella nostra società che riguardano le politiche del lavoro, la possibilità di conciliare tempi di vita lavorativa coi tempi famigliari, della cura dei figli e questo incide nella natalità. 

Alcune piccole azioni sono state intraprese , come il congedo di paternità, ma non sono sufficienti, se pensiamo al costo degli asili nido o un lavoro che non è ancora flessibile. C’è  ancora lo stigma per  cui è sulla donna e sulla madre che devono occuparsi della prole, della famiglia. Questo incide sulla possibilità di crescere nel mondo del lavoro, della politica, dell’avanzamento sul piano economico. In consultorio vediamo spesso donne vittima di violenza, ma anche psicologica. 

Una spinta significativa potrà arrivare dal  PNRR, che individua la parità di genere come una delle tre priorità trasversali perseguite in tutte le missioni e prevede l’adozione della strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026 che si inserisce nel solco della strategia europea. E’ necessario riconoscere il valore economico del lavoro di cura, assicurando adeguati servizi di assistenza e condivisione delle responsabilità tra lavoratrici e lavoratori, ma soprattutto è necessario realizzare un profondo cambiamento culturale.

Gli obiettivi della strategia a Bassano sono:

  • porre fine alla violenza di genere
  • combattere gli stereotipi di genere
  • colmare il divario di genere nel mercato del lavoro
  • raggiungere la parità nella partecipazione ai diversi settori economici
  • raggiungere l'equilibrio di genere a livello decisionale economico e politico

Come? Prendere ad esempio le città europee che già hanno messo in azione questi obiettivi.

La nostra leader, Emma Bonino, sui diritti delle donne.


La donna come individuo, non come madre.

Spesso la donna, anche nella politica, viene riconosciuta solo in quanto madre. I fondi dedicati, l’accesso al welfare, sembrano metterla al centro solo in quanto parte di una famiglia.

È un problema culturale italiano. Anche una parte femminile si è adeguata a questo schema, mentre un’altra ha cominciato a ribellarsi. La donna è ovviamente anche altro rispetto all’essere madre, quindi è evidente che non tutte hanno bisogno di asili nido o di accudire i propri figli. Molte, ad esempio, necessitano di accudire i nonni o i padri. Per questo motivo ci sono delle ipotesi valide e concrete messe in campo. La possibilità di avere dei voucher alla francese, cioè per i servizi alla persona, da utilizzare a seconda delle proprie necessità. Qualcuna li userà per gli asili, certamente, ma altre magari per portare il suocero a fare la dialisi. Ci tengo a sottolineare che io non ho nulla contro gli asili nido, ma nella struttura della nostra società i fondi per la famiglia non coprono i bisogni delle donne nella loro completezza. Anche nell’attuale Recovery, sono più viste come famiglia che non come persone. Siamo sempre lì: insisto che la società è cambiata e ci sono vari tipi di famiglia, ci sono milioni di donne senza famiglia e altre che hanno bisogno di badare agli anziani.

Continua su: La battaglia di Emma Bonino per i diritti delle donne: “Ragazze, difendeteli, perché sono fragili”


















 

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